I carichi di lavoro per intensità, durata o di posture «fisse» possono favorire l’instaurarsi di sindromi dolorose ad evoluzione acuta o cronica a carico dell’apparato locomotore. Il sovraccarico funzionale si manifesta sulle strutture dell’apparato locomotore nel gesto lavorativo o nella posizione mantenuta fissa: Sovraccarico funzionale dinamico e Sovraccarico funzionale statico-posturale.

Nachemson ha rilevato con specifici dinamometri inseriti nel disco intervertebrale lombare, che il carico più elevato nel rachide si riscontra nel disco lombare di L3 nella posizione seduta e maggiormente se il paziente è seduto e piegato in avanti. La pressione più bassa sul disco lombare è nella posizione supina con le ginocchia leggermente flesse. La pressione discale, inoltre, aumenta del 45% con un colpo di tosse e aumenta del 45% nella rotazione e flessione del busto.

 

Carichi sul disco vertebrale di L3 nelle varie posizioni

I sovraccarichi funzionali nelle nostre attività lavorative possono essere dinamici, in seguito ad un determinato movimento, oppure statici per il mantenimento di una posizione fissa e prolungata. Le sindromi Transizionali del rachide sono zone di giunzione di due regioni che presentano tipi di mobilità differenti. Le vertebre delle zone cerniera hanno caratteri intermedi tra la vertebra sovrastante e sottostante e sono zone anatomiche e funzionali di minor resistenza : cervico-occipitale, cervico-dorsale, dorso-lombare e lombo-sacrale.

In queste zone di minor resistenza si sviluppano i D.I.M. (disturbo intervertebrale minore) disfunzione vertebrale segmentaria dolorosa, conseguenza di sovraccarichi  funzionali statici e/0 dinamici.

I meccanismi di sviluppo dei D.I.M. possono essere le discopatie, le anomalie transizionali, una eterometria degli arti inferiori, una asimmetria di superficie o di orientamento delle faccette articolari, la zoppia, la contrattura delle catene muscolari. Fattori meccanici che favoriscono il D.I.M. sono sforzi, cattive posizioni di lavoro o di sonnomovimenti ripetitivi, disturbi statici-dinamici. L’ernia discale non è un D.I.M.

Il D.I.M. si accompagna a modificazioni riflesse della sensibilità dei tessuti (pelle, muscolo, tendine, periostio). Modificazioni riflesse anche della loro struttura (ispessimento cutaneo con cellulolalgia, cordoni mialgici induriti, inserzioni tendinee dolorose) in un territorio che corrisponde al metamero. Un ispessimento della plica cutanea dolorosa alla manovra del pinzamentorotolamento è costante nel territorio cutaneo della branca posteriore del nervo spinale corrispondente al D.I.M.

Vi sono diversi tipi di D.I.M. : acuti-cronici.                                                                                                                                      Attivi responsabili di dolori attraverso manifestazioni cutanee, muscolari, inserzioni tendinee (cellulo-teno-mialgia). Inattivi responsabili di dolori lievi, episodici, indolenzimenti, sensazione di peso, fatica. Recidivanti per sforzi, cattive posture, zoppie, sovraccarichi funzionali. Le manifestazioni cliniche dei D.I.M sono : 1)la celluloalgia con la tecnica del P.R.(palpè roulè) si evidenzia un ispessimento della plica cutanea con iperalgesia cutanea lungo il decorso del dermatomero. 2) cordoni mialgici induriti con la palpazione del muscolo attraverso i polpastrelli si evidenziano cordoni muscolari tesi e dolorosi. 3) ipersensibilità teno-periostea, la sensibilità del tendine si manifesta con la contrazione del muscolo contro resistenza e con la pressione diretta del tendine alla sua inserzione sull’osso. Questa sensibilità tendinea di origine vertebrale è frequente alla spalla, al gomito, al gran trocantere, al pube, alla zampa d’oca del ginocchio e in sede lombo glutea.

Quadri clinici

La s. transizionale cervico-occipitale determina una cefalea occipito-sovraorbitaria con disfunzione e dolorabilità all’articolazione temporo-mandibolare sullo stesso lato, celluloalgia in sede occipitale, sovraorbita e angolo mandibolare, cordone mialgico sul m.sternocleidomastoideo e m.sottoccipitali. La s. transizionale C5-C6 determina una celluloalgia presente nella zona deltoidea, zona scapolare, sull’epicondilo del gomito e all’avambraccio prossimale; cordone mialgico sul m. sottospinato, bicipite omerale ed epicondiloidei; inserzione tenoperiostea dolente sull’epicondilo e apofisi stiloidea radiale. La s. transizionale C6-C7 determina dolori brachialgici , epicondilite e maggiormente epitrocleiti con le manifestazioni cellulo-teno-mialgiche e dorsalgia interscapolare di origine cervicale bassa C7-D1. La dorsalgia D5-D6 può essere confusa con un dolore articolare posteriore di origine dorsale, ma quasi sempre è dovuta ad un D.I.M. inC7-D1. Se fosse la causa di origine dorsale la zona cellulalgica corrispondente è situata più in basso verso D9-D10 nel territorio cutaneo della branca posteriore di D5-D6.

Le altre dorsalgie comuni benigne hanno origine muscolari e legamentose (dorso curvo). Le insidie più importanti sono le patologie viscerali quando la lesione viscerale è ancora sconosciuta (pancreas, ulcere dello stomaco-duodeno, patologie pleuro-polmonari, cardiache, dissecazione aortica).In queste patologie quasi mai è presente l’iperalgesia cutanea, il dolore è profondo, gravativo, notturno e non presenta sintomi meccanici del DIM.

La s. transizionale D12-L1 determina una lombalgia bassa di origine dorso-lombare con inguino-cruralgia. La lombalgia bassa di origine dorso lombare comprende anche dolori addominali pseudo-viscerali, dolori pubici, dolori della regione trocanterica. La giunzione dorso-lombare è una zona molto sollecitata nelle attività della vita quotidiana e lavorativa e quasi sempre è presente un DIM silente.                                               

I dolori nelle sindromi transizionali dorso-lombari possono manifestarsi all’anca come dolore trocanterico, all’inguine e in sede glutea. Sono frequenti nei pazienti operati agli arti che presentano una zoppia la quale sviluppa una disfunzione in D12-L1 con  proiezione dolorosa verso il trocantere e l’inguine, simulando un dolore dell’articolazione.                                                 

La s. transizionale lombare-sacrale L5 determina : cellulalgia sulla faccia esterna coscia e gamba, cordoni mialgici sul piccolo e medio gluteo, tensore fascia lata, tendinoalgia  all’inserzione tendinea sul gran trocantere. La s.transizionale lombare-sacrale S1 determina : cellulalgia sulla faccia posteriore coscia e gamba, cordoni mialgici sul grande gluteo e piriforme e sulla parte inferiore del bicipite femorale, tendinooalgia   all’inserzione tendinea del m.grande gluteo sul gran trocantere e sul piriforme.

Le s. delle zone transizionali evidenziano una molteplicità di manifestazioni cliniche. Il “terreno psicologico” gioca un ruolo importante nell’espressione di questi dolori comuni. Il dolore sarà piu’ forte o duraturo in un soggetto ansioso. Il dolore diventerà spaventoso e dappertutto in un soggetto depresso. In questi casi solo il trattamento dello stato psichico avrà effetto.

 

Cassi dr. Mario specialista in Ortopedia e Traumatologia, specialista in Fisioterapia

Bibliografia : Medicina Manuale di Robert Maigne UTET 1996