Premessa                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Una premessa è necessaria per capire il termine di Indice  Glicemico e di Carico Glicemico  che specifica il valore energetico degli alimenti.

 L’Indice glicemico I.G. è la capacità dei carboidrati presenti negli alimenti ad innalzare la glicemia. I carboidrati che vengono assorbiti velocemente inducono un aumento rapido della glicemia (IG alto). Gli alimenti che rilasciano lentamente il glucosio hanno un IG basso.

Nel 1870 il Professore Crapo dell’Università di Stanford (California) riuscì a dimostrare che diversi alimenti con una quantità identica di carboidrati, avevano picchi glicemici differenti. Successivamente il Dr. Jenkins nel 1881 preparò una tabella con l‘Indice Glicemico di tutti gli alimenti. Gli alimenti in base al loro indice glicemico sono stati suddivisi in 3 classi : basso indice glicemico (o-39), medio indice glicemico (4o-70) e alto indice glicemico (71 -123). Gli alimenti a basso indice glicemico sono le verdure e frutta tranne qualche eccezione. In qsti alimenti i carboidrati si  presentono sotto forma di fruttosio, solo il saccarosio presente nella frutta e nelle verdure incide nell’aumento dell’indice glicemico. Altro particolare che rende a basso indice qsti alimenti è la presenza di fibre che rallentano la digestione e il tempo di assimilazione del glucosio.  Gli alimenti a maggior indice glicemico sono i farinacei (pasta, pane, biscotti), patate, riso e dolci. Pesce e carne non hanno carboidrati e la loro assunzione non causa nessun picco glicemico. Inoltre ogni singolo alimento può avere uno spostamento dell’indice glicemico dovuto al tempo di cottura (gli spaghetti al dente hanno un I.G. di 45, in quelli cotti l’indice può salire sino a 55. Qsto fenomeno si registra anche nella maturazione della frutta che aumenta l’assimilazione del saccarosio presente.

Il Carico glicemico C.G.  si calcola moltiplicando l’indice glicemico dell’alimento  per la quantità di carboidrati presenti nell’alimento diviso 100.    In sintesi, mentre I.G è la misura della qualità dei carboidrati, il C.G. è la misura della loro quantità e tiene conto sia dell’I.G. che del contenuto di carboidrati per porzione consumata.

Successivamente gli alimenti sono stati suddivisi in 4 livelli : basso carico glicemico (0-10),  medio carico glicemico (11-19), alto carico glicemico (20-30)  e ad altissimo carico glicemico oltre i 30.  Diversi studi confermano quanto segue: 1) per ridurre la glicemia negli adulti a rischio di diabete è necessario valutare il carico glicemico degli alimenti e non l’indice glicemico.   2) l’aumento della glicemia è direttamente correlata al carico glicemico degli alimenti. 3) l’alto carico glicemico sul funzionamento cognitivo determina un peggioramento delle condizioni cognitive e un invecchiamento cerebrale. 4) l’acne  viene causato da un’alimentazione con un carico glicemico elevato. 5) i dolori articolari, mio-tendinei migliorano dopo una alimentazione a basso carico glicemico.  La tabella degli alimenti ad alto carico glicemico ci permette di conoscere gli alimenti più idonei per la nostra salute. Ad esempio i biscotti da colazione hanno un carico glicemico 50 molto alto, la pasta ha un carico glicemico pari a 40 (qsto valore è riferito a 100 gr di prodotto). Di conseguenza a quanto sopra descritto per ridurre la glicemia a rischio di diabete e di sovraccarico ponderale è necessario valutare il carico glicemico degli alimenti e non l’indice glicemico.  La variabilità glicemica  è l’ampiezza tra il picco massimo raggiunto dopo un pasto e il successivo calo glicemico dopo qualche ora dal pasto. Anche la variabilità glicemica deve essere ridotta per mantenerci in salute (la sonnolenza post- prandiale  evidenzia un alto carico glicemico assunto con una variabilità glicemica alta). Diversi studi confermano che la variabilità glicemica alta determina il rilascio di citochine infiammatorie inducendo una infiammazione tessutale, uno stress ossidativo con aumento dell’acidosi tessutale, prestazioni cognitive rallentate dovute a disfunzione della neuro trasmissione delle cellule neuronali. I cibi produttori di citochine infiammatorie che causano dolori sono: carboidrati raffinati, bevande zuccherine, cibi pronti  di produzione industriale, alimenti fritti ad alte temperature. Segue tabella alimenti con I.G. e C.G.

ALIMENTO INDICE GLICEMICO CARICO GLICEMICO
Datteri secchi 103 65
Baguette  95 50
Riso bianco cotto  89 29
Purè di patate  87 11
Patate bollite  82 14
Carote 80 8
Zucca 75 3
Cracker  74 56
Anguria 72 3
Pane di grani bianco 71 33
Pane integrale  70 30
Pasta fresca integrale  70 45
Patate dolci  70 15
Pizza bianca  70 41
Croissant 67 26
Riso basmati 67 19
Muesli  66 53
Couscous  65 16
Melone  65 5
Barbabietola 64 4
Banane  62 13
Gelato al cioccolato  61 15
Miele  61 48
Ananas  59 6
Uva 59 9
Spaghetti cotti  58 14
Pane di segale 56 23
Popcorn  55 30
Riso integrale cotto 55 11
Grano saraceno  54 33
Kiwi 53 5
Prugna  53 5
Quinoia 53 9
Arancia 48 4
Pesca  42 4
Grano duro e tenero 41 25
Latte intero  41 2
Fragole  40 2
Mela  39 5
Ceci in scatola 38 6
Pera 38 3
Cioccolato (70%) 35 10
Pomodori 30 4
Fagioli 29 5
Lenticchie 29 3
Anacardi 27 6
Pompelmo 25 3
Ciliege 22 1
Soia 18 3
Melanzane  10 0
Peperoni  10 4
Zucchine  10 0

Tabella presa da Fiona Atkinsons e col. e da J. Brand Miller e col.                                                                                                                                           Alcuni studi  confermano che le diete a basso carico glicemico inducono maggior sazietà

LE DIETE

Le diete a basso quantità di carboidrati (low carb) si basano essenzialmente  sulla riduzione dei carboidrati. Inizialmente le diete low carb producono una rapida perdita di peso, che è motivante per molte persone.  Non appena si abbandona la dieta a basso contenuto di carboidrati il peso inizia ad aumentare. A seguire una panoramica degli alimenti da evitare e degli alimenti che si possono consumare per un calo di peso

Cibi vietati:

✗ Pane ✗ Pasticceria ✗ Pasta ✗ Riso ✗ Patate ✗ Piselli, fagioli, lenticchie ✗ Frutta ricca di zucchero ✗ Piatti pronti ✗ Piatti ricchi di zucchero ✗ Succhi di frutta e bibite gasate, vino,  birra, pizza, formaggi-

Cibi consentiti:

Verdura Pesce e carne Uova e latticini Oli e grassi Noci e semi Frutta con poco fruttosio Farine alternative (ad es. farina di mandorle) Riso di konjac, pasta di konjac tofu Acqua, caffè e tè (non dolcificati) Bibite senza zuccheri.

I carboidrati non devono essere completamente eliminati dalla dieta, in quanto sono le risorse più importanti di energia per l’attività fisica e cerebrale. Se utilizziamo  i carboidrati, abbiamo subito un buon carico di energia a disposizione che, a differenza dei grassi può essere utilizzata per sforzi intensi come ad esempio in caso di allenamento di forza e lavori pesanti.  Anche la concentrazione mentale beneficia di una buona scorta di carboidrati. I carboidrati sono quindi i pilastri di una buona prestazione fisica e mentale. Ma il fatto stesso che sia una fonte di energia molto efficace è anche un  problema. Mangiando carboidrati costantemente, abituiamo il corpo ad usarli soprattutto come fonte di energia. Di conseguenza si dimentica che esiste anche l’altra fonte di energia: il grasso. Il grasso è un carburante  altrettanto importante quanto i carboidrati e lo possiamo sempre utilizzarlo come fonte di energia quando facciamo attività sportive leggere o di medio livello, quindi quasi sempre per la maggior parte della popolazione!!!!.  Tuttavia dobbiamo fare in modo che il nostro corpo utilizzi il grasso come carburante. Attraverso la riduzione dei carboidrati, questa fonte di energia si riduce temporaneamente e il nostro corpo deve attingere per la sua energia dal grasso corporeo. Per ottenere questo effetto è sufficiente limitare i carboidrati senza rinunciarci completamente. Dopo le attività fisiche come lo sport intensivo o lavori mentali che richiedono la massima concentrazione, le quantità di carboidrati dovrebbero essere modeste per fare in modo che i grassi vengano bruciati.  Studi clinici confermano  che una dieta a basso contenuto di carboidrati determina un minor rischio cardio-vascolare, riduce  la pressione arteriosa, migliora la capacità aerobica nelle attività fisiche, riduce la quantità di trigliceridi, aumenta in maniera significativa la fertilità della donna e riduce il rischio di aborto, negli atleti di resistenza ha mostrato importanti miglioramenti nella massima capacità aerobica durante la stagione sportiva.

Le diete secondo i gruppi sanguigni (dieta del Dr. Mozzi). Nel 1930 un ricercatore austriaco (Karl Landsteiner) fu insignito di premio Nobel per la scoperta dei gruppi sanguigni. I gruppi sanguigni si sono differenziati grazie alla diversa alimentazione adottata dalle varie popolazioni durante l’evoluzione del genere umano (l’isolamento geografico e le abitudini alimentari hanno portato alla differenziazione dei gruppi sanguigni). Questo determina in un individuo ad avere affinità verso ad alcuni alimenti. Il gruppo sanguigno non serve solamente ad identificare il tipo di sangue necessario per le trasfusioni e i trapianti d’organo, pratiche che la Natura non ha mai previsto, ma rappresenta l’espressione delle nostre caratteristiche immunitarie (targa del nostro sistema immunitario). Il sistema di classificazione del sangue AB0, che identifica appunto 4 gruppi sanguigni (O-A-B-AB) differenti in base a specifiche molecole presenti sulla superficie delle cellule del sangue, è il più conosciuto, ma non è l’unico. Esiste anche il fattore Rh, caratterizzato dal fatto che può essere espresso (Rh+) o non espresso (Rh-) sul globulo rosso e che può anch’esso dare problemi di compatibilità.

La dieta mediterranea  è composta da svariati nutrienti: per i carboidrati (rappresentati principalmente da amido) la fonte di apporto principale sono pane e pasta, inoltre, anche se modesto è comunque presente un apporto di saccarosio fornito da dolci e zuccheri. Altri alimenti fondamentali sono i legumi e i cereali che oltre ad avere un importantissimo potere saziante forniscono fibre, vitamine, sali minerali e ovviamente carboidrati. Riguardo ai grassi invece, essi sono dati dal consumo di olio extra vergine d’oliva, prodotti della pesca e latticini.                                                            Il termine “dieta mediterranea” fu introdotta dal fisiologo statunitense Ancel Keys (1904-2004) che secondo i suoi studi considerava questa dieta, praticata nel sud Italia, la migliore rispetto alle altre diete occidentali. Successivamente nel 1970 si è giunti a considerare i grassi come pericolosi per il sistema circolatorio e che i grassi dovevano essere sostituiti con i carboidrati. Inoltre  vennero mosse alcune considerazioni sulla dieta mediterranea in quanto lo studio portava come modello una popolazione  con una attività fisica pesante (lavori nei campi non ancora motorizzati) associata ad una restrizione calorica alimentare. Utilizzare  lo stesso modello di dieta mediterranea per un cittadino  sedentario, con una alimentazione ipercalorica equivale  a portare tutte le persone verso l’obesità. Nel 2010 la Dieta Mediterranea è stata riconosciuta come patrimonio dell’UNESCO. Negli anni qsta dieta è stata travisata dalla maggior parte delle persone con maggior gradimento  di pane, pasta, pizza, biscotti (farine raffinate), dolci e formaggi e latte che non sono poi cosi indicati in quanto, alcuni alimenti possono alterare  la permeabilità intestinale e predisporre a malattie auto-immunitarie (il nostro sistema immunitario attacca le cellule sane del nostro corpo) sviluppando prima intolleranza  e successivamente malattie quali la tiroidite di Hashimoto, l’artrite reumatoide, il Lupus e la Celiachia.

La dieta autoimmune prende origine  dal fatto che alcuni alimenti aumentano la permeabilità intestinale e portano ad un rischio elevato di malattie autoimmunitarie. Qsta dieta si basa sulla guarigione dell’intestino, eliminando tutti gli alimenti che causano intolleranza alimentare. Il cibo può determinare in alcune persone disturbi importanti (intolleranza al lattosio, al glutine, dolori muscoli-articolari) e l’alimento può avere un impatto negativo o positivo sui sintomi. La dieta autoimmune è una dieta curativa che ripristina la funzionalità e l’integrità della mucosa intestinale, può aiutare a conoscere meglio il proprio corpo e a individuare  gli alimenti che causano intolleranza. Gli alimenti da evitare nella dieta autoimmune sono: tutti i cereali, tutti i latticini e prodotti caseari, uova, legumi come fagioli e arachidi, tutti gli zuccheri (tranne il miele), burro, liquori e vino. Gli alimenti consentiti nella dieta autoimmune sono : carne e pesce non da allevamenti intensivi, tutte le verdure esclusi pomodori, melanzane, peperoni e patate, frutta in piccole quantità, latte di cocco, condimenti come basilico, menta e origano. Gli svantaggi della dieta autoimmune è che qsta è molto restrittiva e può essere difficile da seguire, la dieta funziona quando hai abitudini regolari, inoltre alcune persone possono essere “sensibili ”  a determinati alimenti ma non ad altri che sono nella dieta da evitare, ogni persona quindi deve sentire il proprio corpo e deve scoprire quali alimenti può consumare.
Quasi tutte le diete attualmente vengono proposte e attuate per le persone in sovrappeso, ma da alcuni anni le diete sono introdotte anche per diverse patologie (malattie autoimmunitarie). In Italia si stima che il 50% della popolazione sia in sovrappeso. Esiste una correlazione certa tra obesità e l’aumento delle malattie degenerative, ipertensione, diabete, patologie cardiocircolatorie e tumori quindi bisogna prendere atto che l’obesità può portare verso una malattia. L’obesità da cattiva alimentazione è caratterizzata da una distribuzione del grasso inizialmente sulla pancia-addome negli uomini e sul sedere-coscia nelle donne. Qsta obesità da “iper-carboidrati” inizia attorno ai 30 anni con la classica “pancetta” e con le “maniglie dell’amore”, se non curata porta il paziente ad una progressiva “acidosi tessutale” promossa dalle cellule adipose tramite la produzione di Citochine infiammatorie (IL1-IL6-IL8 e il T.N.F. o fattore di necrosi tumorale). Vi ricordo ancora quali sono i cibi produttori di Citochine infiammatorie : carboidrati raffinati, bevande zuccherine, cibi pronti confezionati di produzione industriale, alimenti fritti ad alte temperature, carne rossa, salumi e alcool. Tutti qsti alimenti devono essere eliminati.                                                                                                                                                                                                                  Una cattiva alimentazione rappresenta la prima causa dell’acidosi tessutale, esistono altre cause che portano all’acidosi tessutale : la vecchiaia, farmaci, stress, il diabete, malattie virali, tumori, infiammazioni acute e croniche. L’acidosi tessutale è la causa di osteoporosi in quanto il nostro sistema per mantenere l’omeostasi (equilibrio) utilizza il calcio (alcalino) delle ossa per riportare  il pH a valori normali fisiologici (pH7 neutro). La diminuzione al di sotto di questo valore è sintomo di acidosi, mentre l’aumento è sintomo di alcalosi. Purtroppo la nostra alimentazione con un “modus vivendi” sedentario  determina un aumento dell’acidosi. Gli scienziati hanno classificato gli alimenti in base alla loro capacità di produrre scorie acide (Indice di Pral : Potenzial Renal Acid Load). Più il numero di Pral è negativo più il cibo è alcalino, più il numero è positivo, più il cibo e acido. A seguire la lista degli alimenti con valutazione PRAL per 100 gr. di prodotto.

Parmigiano =34,2 ;  Formaggi naturali= 28,7 ; Tuorlo d’uovo= 23,4 ; Coniglio= 19,1 ; Fegato di Maiale= 15,4 ; Cozze=15,3 ; Fegato=14,2 ; sardina sott’olio=13,5 ; Riso=12,5 ; Salame=11,6 ; Ricotta=11,1 ; Anguilla affumicata=11,1 ; Trota al vapore=10,8 ; Tacchino=10,1 ; Salmone=9,4 ; Vitello=9,1 ; Pollo=8,7 ; Anatra=8,4 ; Uovo di gallina=8,2 ; Arringhe=8,1 ; Carpa=7,9 ; Manzo=7,8 ; Gamberetti=7,6 ; Sogliola=7,4 ; Filetto di merluzzo=7,1 ; Spaghetti=6,5 ; Pane di Segale=4,1 ; Pane bianco=3,7 ; Pane di frumento=1,8 ; Piselli=1,2 ; Jogurt di frutta di latte intero=1,2 ; Birra chiara=0,9 ; Latte intero=0,7 ; Burro=0,6 ; Coca-cola=0,4 ; Olio d’oliva=0 ; Acqua= 0,1; Birra scura= 0,1 ; The di erbe= 0,2 ;  Asparagi= 0,4 ; Cetriolo= 0,8 ; Latte di Soia= 0,8 ; Broccoli= 1,2 ; Caffè= 1,4 ; Peperoni= 1,4 ; Cipolee= 1,5 ; Insalata= 1,6 ; Aceto balsamico= 1,6 ; Aglio= 1,7 ; Anguria=1,9 ; Mele= 2,2 ; Caffè espresso= 2,3 ; Limoni= 2,6 ; Ananas= 2,7 ; Nocciole= 2,8 ; Pere= 2,9 ; Pomodori=3,1 ; Melanzane= 3,4 ; Pompelmo= 3,5 ; Ciliege= 3,6 ; Uva=3,9 ; Cavolfiore= 4 ; Papate= 4 ; Zucchine= -4,6 ; Albicocche= 4,8 ; Carote= 4,9 ; Insalatina= 5 ; Banane= -5,5 ; Cavolo verde= -7,8 ; Finocchio= -7,9 .  L’acidosi tessutale determina con il tempo un insieme di sintomi vaghi e aspecifici, difficilmente imputabili all’acidosi tessutale. I più importanti sono : stanchezza e affaticamento persistenti non alleviati dal sonno – disturbi dell’umore – tensione muscolare – mani e piedi freddi – insonnia – ansia – attacchi di panico – acidità conbruciori di stomaco – gonfiore dopo i pasti –  stitichezza persistente.  L’acidosi tessutale da cattiva alimentazione è correlata frequentemente ad una alterazione della permeabilità intestinale, condizione in cui alcune proteine, il glutine, proteine del latte (caseine), farmaci, tossine possono penetrare nel flusso sanguigno intestinale  provocando una infiammazione e dare inizio ad una risposta auto-immunitaria. L’intestino che ha perso la sua capacità di filtraggio delle sostanze nutritive diventa permeabile (sindrome dell’intestino permeabile), le sostanze non selezionate dalla membrana intestinale entrano  in circolo , attivano il sistema immunitario creando  auto-anticorpi diretti contro il nostro organismo determinando  disturbi funzionali e patologie auto-immunitarie (artrite, eczemi, ipotiroidismo, dolori muscolo articolari, depressione , ansia, mal assorbimento, stanchezza cronica).  Ogni volta che il nostro corpo è esposto a un possibile pericolo (virus, batteri, tossine alimenti), il Sistema Immunitario memorizza la struttura proteica estranea tramite gli anticorpi. Alcune sequenze proteiche “estranee”  però hanno delle somiglianze con alcune  nostre strutture proteiche interne in alcune persone.   In qsto modo il nostro sistema immunitario di difesa attacca sia le strutture estranee in circolo ma anche le nostre strutture interne  a causa del mimetismo molecolare (scambio di identità).    Il mimetismo molecolare è uno dei più importanti fattori che scatena la risposta auto-immunitaria. Con qsto meccanismo, ad esempio, la nostra Tiroide è il bersaglio del sistema immunitario e il suo “uguale” sembra essere il glutine per alcune persone; perciò quando il sistema immunitario attacca il glutine può attaccare anche la Tiroide. Il 50% delle persone con sensibilità al glutine ha esperienza di mimetismo molecolare con la caseina, con il lattosio (presente nel latte, panna, burro e nei formaggi. Oltre al glutine e alla caseina ci sono altri fattori che scatenano il mimetismo molecolare come il batterio Yersinia enterocolitica che arriva nell’intestino dai cibi e dall’acqua contaminata, il virus della mononucleosi Epstein-Barr, il Citomegalovirus, l‘Herpes, l‘Helicobatter pilori,  il Toxoplasma, il Virus SARS Cov 1-2. Per tante persone non celiache il mangiare senza glutine è una vera esigenza che risolve  tutta una serie di disturbi gastrointestinali, generali e immunologici. L’obiezione alla dieta senza glutine è che …”il pane l’ho sempre mangiato!!”. Il problema è che il grano di oggi è notevolmente modificato rispetto al passato (viene trattato con pesticidi tossici glifosato, è modificato geneticamente e i prodotti non sono di qualità. Con l’alimentazione di oggi siamo sovra esposti al glutine e ai carboidrati dalla mattina alla sera. Qsto fa in modo che insieme agli altri cibi pro-infiammatori, il glutine diventa un’offesa importante per le persone predisposte a sviluppare malattie autoimmunitarie, croniche e degenerative. Non tutti sono celiaci, ma tanti sono sensibili al glutine, al lattosio che possono favorire un’alterazione della permeabilità intestinale e avere malattie auto-immunitarie.

Conclusione                                                                                                                                                                                                                                    La mia conclusione di qsta  sintetica esposizione è che  dobbiamo avere un rispetto profondo del nostro corpo. Qsto  deve iniziare da una sana informazione all’alimentazione, l’alimento è il primo farmaco del nostro corpo, gli alimenti possono agire positivamente o negativamente sul nostro sistema immunitario. Le etichette alimentari per legge, forniscono parecchie informazioni ed è necessario abituarsi a leggerle  per conoscere le caratteristiche di un prodotto. Molta attenzione  dobbiamo dedicarla alla “predisposizione della malattia” che i nostri genitori ci possono trasmettere, se il papà o la mamma sono ipertesi o diabetici, anche  noi possiamo ammalarci di qste patologie (noi siamo quello che ci “consegnano” i nostri genitori nel bene e nel male). Prima di arrivare alla malattia vi è uno stato di “intossicazione latente” che si manifesta con segnali di malessere, spesso sfumati, subdoli che rappresentano l’inizio della vera malattia. Le principali cause di malattia provengono da : predisposizione ereditaria dei nostri genitori, alimentazione scorretta, stili di vita non corretti, abuso di farmaci, fumo, stress cronico, sovrappeso-obesità, inquinanti ambientali.  La visione allargata dello stato di salute-malattia implica un rapporto di equilibrio tra microcosmo e uomo e macrocosmo pianeta includendo un rapporto matematico che si può riassumere con qsta formula : la Cellula umana sta all’Ambiente Extracellulare come l’Uomo sta all’Ambiente esterno (Epigenetica). 

Bibliografia:                                                                                                                                                                                                                                                      – La dieta del Dr. Mozzi. – La dieta della Tiroide Biotipizzata drssa S.Missori. – La sicurezza alimentare di Adriana Simone.                                                – la Bioregulatory System Medicine Guna.